giovedì 10 agosto 2017

La relazione terapeutica è un ambito oltre qualsiasi dato oggettivo.
Non è discutibile né biasimevole l'operato di un qualsiasi onesto guaritore, sia che adoperi un farmaco o un'erba, una formula magica, l'imposizione delle mani o lo sputo.
Perchè?
Perchè la relazione terapeutica si sviluppa in grande proporzione nel mondo dell'intangibile, un luogo che non può essere messo in un laboratorio né può essere misurato.
Sarebbe misero qui ridurre la questione ai termini di "effetto placebo", tanto quanto è inutile e riduttivo parlare di "stress" quando si sta male.

Stiamo invece parlando di un mondo sconfinato e impalpabile che Giordano Bruno, citando Ippocrate, distilla nella parola "ligatura", un campo di forze che si compone con la fede.

Di qui la nota sentenza di Ippocrate: "Il più efficace dei medici è quello in cui molti hanno fede", in quanto liga molti, o coll'eloquio, o con l'aspetto, o con la notorietà. Ciò riguarda non solo il medico, ma anche ogni genere di mago, e quale che sia il titolo di potere, perché chi opera ligature difficilmente con altri mezzi potrà suscitare l'immaginazione.
Ed i teologi credono ed ammettono e predicano su colui che per sé può compiere ogni cosa, ma che non era in grado di curare quelli che non avevano fede in lui, e l'esauriente spiegazione di simile impotenza va riportata all'immaginazione, che egli non fu in grado di ligare; i famigliari, infatti, cui la sua modesta origine ed educazione erano note, spregiavano ed irridevano il medico e il profeta: di qui il proverbio Nessun profeta è riconosciuto nella sua terra [Nemo propheta in patria].

È dunque più facile, per qualcuno, ligare colui che è meno noto, per mezzo dell'opinione e della disponibilità della fede, per la quale la potenza dell'anima si predispone in una certa maniera, si apre, si esplica, come se, per accogliere il sole, aprisse finestre che in altro frangente manterrebbe sigillate, e vien dato accesso a quelle impressioni che l'arte del ligatore esige, onde imporre successive ligature, come la speranza, la compassione, il timore, l'amore, l'odio, l'indignazione, l'ira, la gioia, la pazienza, lo spregio della vita, della morte, della fortuna, e tutti gli altri affetti, le cui forze dall'anima trasmigrano nel corpo, per modificarlo. (
tratto dal testo La magia e le ligature - Giordano Bruno)

È dura da comprendere per noi occidentali, specialmente per chi ha qualche adolescenziale conto in sospeso con l'autorità: è dura da comprendere la funzione del Guru.
È stata dura anche per me, in passato, quando sono venuto in contatto con lo Yoga Guru. Perchè visto con la riduzionistica e superficiale miopia occidentale, si osserva una massa di invasati che vanno dietro all'imbonitore di turno.
Lo Yoga Guru è invece una disciplina che cerca molto pragmaticamente una disposizione interiore che non sarebbe possibile trovare altrimenti.
Una pulsione platonicamente erotica verso la trascendenza, che si estrae spontaneamente dall'ammirazione, persino dalla venerazione, di una Guida. Una pulsione detta anche "religiosa", che cioè ri-lega l'essere a piani superiori dell'esistenza.
Il Guru è un riferimento attrattore che non fa nulla e non riceve nulla, di per sè: è invece l'individuo che, infiammato di un amore adorante, produce un movimento così potente che gli permette di mettersi in marcia verso l'inconcepibile.
Giordano Bruno lo ha descritto magistralmente: "...l'anima si predispone in una certa maniera, si apre, si esplica, come se, per accogliere il sole, aprisse le finestre".

Se pensiamo alla nostra vita, a come siamo cresciuti, ci possiamo rendere ben conto che abbiamo selezionato nel tempo numerose Guide, persone per cui abbiamo provato ammirazione e sulle quali abbiamo aperto le finestre per cercare di imitarle. Il Genitore, il Sacerdote, il Professore, il Guaritore, il Maestro, il Guru... Oggi la nostra personalità emana indubbiamente l'influenza di tutti questi personaggi ispiratori.
Avere una Guida, esterna o interiore, non si può dire importante, non è una parola adeguata, perchè è di fatto una componente non separabile dell'educazione e della crescita di ogni essere umano (e non solo).

Nella sfera terapeutica la "disposizione dell'anima" assume ancora più grande valore perchè, nella condizione di grande debolezza della "malattia", le finestre devono essere spalancate per accogliere tutto il sole possibile, dato che serve davvero molta luce per pescare ed estrarre la propria forza dal pozzo più profondo dei propri abissi.

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